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“Nella vita di tutti i giorni non appaio come un uomo solare o espansivo. Mentre nella pittura esprimo molta vivacità: sono i colori dell’anima che escono fuori”.

Queste le parole con cui Massimo Andreucci motiva il titolo della sua mostra, assolutamente da vedere.

Prevista l’inaugurazione per martedì 13 giugno alle 21.30, “I colori di un uomo in grigio” animerà la sala consiliare di Tavarnelle (in piazza Matteotti) fino al 18 luglio. A cura di Francesco Bruni. Con lo sponsor di “K Venture Corporate Finance” e il patrocinio del Comune.

Andreucci1Cinquantaseienne originario di Castelfiorentino e residente a Sambuca da tempo, Massimo ha un’azienda che si occupa di consulenza direzionale. La sua più grande passione è la pittura. Appresa da autodidatta e finora coltivata come hobby, sta per lanciarla al pubblico.

Oltre ad una esterna, saranno esposte in dimensioni considerevoli circa venti opere, le ultime. Realizzate con pennarelli a vernice, su materiali plastici o tavolette in legno. E caratterizzate da colori decisi con bordi neri.

La dote naturale di Massimo si accompagna alla sensibilità di un sognatore, altra faccia della medaglia di una personalità composta e di un equilibrato uomo dei numeri. Alla ricerca della felicità, con la convinzione che “l’inverno si trasforma sempre in primavera”.

“Dipingo fin da quando ero bambino – inizia Massimo – Ricordo che, nei miei dopocena, spostavo la tovaglia ed imbandivo la tavola con i miei strumenti di lavoro: lapis, carboncino, matite a cera, acquarelli. Era la mia oasi di serenità”.

“Negli ultimi dieci anni ho preso a farlo in maniera continuativa – dice – Francesco, che ci tengo a ringraziare, mi ha incoraggiato a buttarmi in una personale. Con lui mi affaccio umilmente al mondo dell’arte. Abbiamo instaurato un rapporto di stima reciproca ed amicizia”.

“Dipingo in sala, davanti alla televisione – racconta – Un po’ guardo un film, un po’ mi assento. Parto da un’idea e poi il quadro si crea da sé. L’ispirazione mi viene dall’osservazione o da stati d’animo”.

“Tra i soggetti più importanti – spiega – ci sono gli alberi, le case, i paesaggi, i volti e gli astratti, cioè forme geometriche a mano libera.  Le radici dell’albero, altamente simbolico, rappresentano le nostre origini; la chioma invece ciò che siamo diventati”.

“Per me è fondamentale l’impatto cromatico – prosegue – E’ bello se è armonico, se il rapporto tra colore e tratto mi soddisfa. E’ tutta una questione di equilibri”.

“Dipingere significa rilassarmi ed entrare in contatto con me stesso – dice ancora – Mi permette di togliere quella maschera che troppo spesso mi imprigiona, ma che non mi appartiene”.

“La rassegna è un mio mettermi a nudo – conclude Massimo – Mostro quella parte di me che pochi conoscono e che è la mia vera anima. Con la speranza di continuare a far parte della scena artistica, così emozionante”.

Noemi Bartalesi

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