Il sogno di Emanuele Graetz che unisce tradizione e innovazione, creando un nuovo modo di bere radicato nel territorio.
C’è un filo rosso che attraversa la vita di Emanuele: la vigna. La sua storia parte da lontano, dall’arrivo del nonno in Toscana negli anni Sessanta, fino alle prime esperienze da ragazzo tra i filari di famiglia.
“Avevo dodici anni quando ho iniziato a lavorare in vigna – racconta – e mi sono subito innamorato dell’agricoltura, del contatto con la terra, della fatica che alla fine ti restituisce soddisfazione”.
Una passione che lo ha portato, dopo varie esperienze, a scegliere di puntare sul Chianti Classico, che considera “la Borgogna d’Italia”.
Con alcuni amici, Emanuele ha avviato nel 2015 la sua azienda agricola, acquistando i primi tre ettari di terreno. A Panzano in Chianti.
È stato un percorso lungo e faticoso, sostenuto anche da collaborazioni e da un lavoro commerciale che lo ha portato a rappresentare oltre venti aziende italiane e quattro piccoli produttori di champagne sul mercato nordamericano.
“Non mi sono mai preoccupato del tempo – spiega – piuttosto all’inizio delle risorse economiche. Per partire da zero servono molti sacrifici, ma l’importante era costruire qualcosa con una visione chiara”.
Da questa visione nasce oggi Berstin, un progetto che ambisce a creare una nuova categoria di bevanda.
Non vino, non succo di frutta, non tè e neppure vino dealcolato: Berstin è un’infusione naturale di bucce d’uva fresche, capace di trattenere aromi, tannini e caratteristiche del terroir senza ricorrere a processi chimici o alla fermentazione alcolica.
“Abbiamo brevettato un procedimento esclusivamente meccanico – spiega Graetz – che ci permette di ottenere un prodotto completamente naturale, con una lista ingredienti che si riduce a due sole parole: acqua e uva”.
“Abbiamo spinto troppo l’acceleratore verso l’industria – osserva Graetz – dimenticando che il vino è, e deve restare, un mondo di nicchia, legato alle piccole produzioni e ai contadini. È lì che risiede la sua autenticità”.
Berstin, insiste, non vuole essere un’alternativa al vino ma un nuovo modo di bere, “una categoria a sé” che può affiancare un pasto o un momento di convivialità con un concetto e un’esperienza completamente diversi.
Il claim scelto parla chiaro: “Tutti i benefici del vino, senza l’alcol”. Benefici che non sono soltanto salutistici, ma anche culturali e comunitari: “Berstin permette di sentirsi parte di una storia, di valori condivisi, di un territorio, anche a chi non può o non vuole consumare alcol”.
Il progetto, nato quasi per gioco, sta crescendo a ritmi sorprendenti. Nel 2023 erano appena quindici bottiglie sperimentali; nel 2024 la produzione è salita a tremila, distribuite tra amici e conoscenti in Toscana insieme a numerosi campioni.
Oggi, racconta Graetz con entusiasmo, “parliamo di più di duecentomila bottiglie, realizzate in Italia grazie alla collaborazione con quattordici aziende italiane (nella foto in alto, alcune bottiglie)”.
Un percorso che ha già suscitato forte curiosità anche all’estero, soprattutto in America, Canada, Asia e in Svezia, “dove il feedback è stato pazzesco” ci racconta ancora.
Per il futuro c’è un ambiente produttivo che al momento resta riservato, ma che presto sarà aperto ufficialmente con un evento.
“Non so cosa accadrà a noi – conclude Graetz – ma so che la nostra idea è rivoluzionaria ed il fatto che sia stata partorita nel nostro territorio sicuramente mi fa molto piacere. E il riscontro che stiamo ricevendo ci conferma che stiamo andando nella direzione giusta”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA