Il Chianti ricomincia sempre dalla sua storia, dai suoi luoghi, dal bisogno di dare spazio alle tradizioni e di creare connessioni tra il passato e il futuro, tra le nuove generazioni e quelle che hanno costruito il passato con le voci, i segni, le preziose tracce della memoria.
L’estate chiantigiana diventa un’occasione per vivere a pieno quello che è lo spirito collettivo, comunitario, valorizzando il tempo lento e il patrimonio materiale e immateriale dei tanti borghi che costellano il territorio.
Come la frazione grevigiana di Panzano in Chianti, dove l’identità culturale si preserva e si promuove attraverso il dialogo, le proposte di qualità e l’impegno a mantenere vivi luoghi, valori, spazi in cui i giovani possano riconoscersi e rispecchiarsi.
È l’obiettivo su cui ha puntato l’assessora alle frazioni e alla cultura Monica Toniazzi (in foto sopra) con un progetto, partito la scorsa estate, per la riqualificazione di un’area pubblica, il Pozzo dell’Oblìo, realizzato in collaborazione e grazie al supporto del circolo Arci, le associazioni locali e i giovani della comunità panzanese.
Dalla scorsa estate questo luogo che è diventato un punto di ritrovo e d’incontro per tutte le età ed un palcoscenico culturale all’aperto, dove conversare, scambiare idee e divertirsi all’insegna della musica e del ballo, è rinato con la partecipazione attiva dei cittadini e delle cittadine residenti.
Le iniziative e le proposte che si alternano al Pozzo dell’Oblìo sono tante e diversificate.
Per Ferragosto, ad esempio, l’invito è a partecipare tutti insieme al ballo intorno al pozzo, mentre domenica 17 scalderà l’atmosfera il gruppo di folk agricolo Quarto Podere, appuntamento che rientra nell’ambito dell’estate panzanese, sostenuta dal Comune di Greve in Chianti. L’iniziativa si potrà pregustare con l’Apericena in programma dalle ore 19.30. Ingresso libero.
“Quello che vogliamo recuperare e tutelare – dichiara l’assessora Toniazzi – è quell’essenza di comunità che può aiutare, soprattutto i giovani a vivere, condividere l’autenticità dei valori di incontro e socialità, scambio culturale e generazionale, interazione e coesione sociale”.
“Il saper stare e fare insieme – conclude – la condivisione di momenti di confronto e concertazione, il coinvolgimento solidale tra persone che amano il loro territorio sono elementi chiave che rafforzano l’identità di un luogo, danno spazio al bisogno di autonomia dei giovani, creano opportunità per coltivare e scoprire e rinnovare lo spirito di collina, un tratto culturale che pensa in modo plurale”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA