E’ un momento atteso, e ormai consolidato. Giunto alla sua quarta edizione.

Che in modo creativo e appassionante mette a confronto il Chianti Classico prodotto nel territorio sancascianese con un’altra denominazione, nel segno del… nord.

“Perché Nord”, l’evento organizzato dall’associazione San Casciano Classico (composta da molte delle aziende che producono Gallo Nero nel comune sancascianese) nella cornice di Villa Le Corti, anche in questa edizione 2025 (svoltasi lunedì 12 maggio) è stato ricchissimo di spunti.

Partendo, come detto, da un’idea di fondo. Quella di mettere a confronto due nord. Un nord relativo, certo, non in senso strettamente latitudinale.

La UGA (Unità Geografica Aggiuntiva) di San Casciano, quella più a nord nella denominazione del Chianti Classico.

Che quest’anno è stata degustata in parallelo con la Docg Taurasi. Prodotta in Irpinia, in una collina che diventa montagna. Un nord… a sud insomma.

Dopo i saluti del padrone di casa, Duccio Corsini, a introdurre la degustazione è stata la presidente dell’associazione San Casciano Classico, Maddalena Fucile.

“Negli anni – ha detto con orgoglio – questa degustazione si è evoluta, con prospettive e sfaccettature sempre nuove. Per questa quarta edizione in un affascinante percorso fra i Chianti Classico di San Casciano e l’Irpinia del Taurasi, con l’idea di trovare parallelismi più che differenze”.

Le guide sono state Antonio Boco e Paolo De Cristofaro: che fra terreni e geologia, condizioni climatiche, coltivazione e fattore umano, storie, profumi, sapori, hanno accompagnato i presenti (sala gremita) in un percorso affascinante.

Iniziato, come detto, nel nord della denominazione del Chianti Classico.

In quel territorio sancascianese, dal 2024 diventato anche una delle undici UGA del Gallo Nero che, parole di Boco, “abbiamo approcciato da tempi non sospetti con grande curiosità, e che ci ha sempre dato spunti, dinamismo, novità”.

La scelta dell’Irpinia e del Taurasi, hanno sottolineato Boco e De Cristofaro, “è stata presa perché crediamo che sia un nord… al sud. Pensiamo sia interessante approcciarsi a un territorio a sud che racconta delle storie, diciamo così, nordiche”.

“Storie – hanno ripreso – di un luogo nel quale si produce un vino del mezzogiorno d’Italia, ma totalmente diverso dagli altri. Della Campania e del sud. L’Irpinia è, infatti, un unicum. Dove la montagna è assoluta protagonista, dove anche in collina e alta collina piove, nevica, ci sono grandi escursioni termiche”.

Da qui, ancora, il ritorno nel nord del Gallo Nero, in un territorio sancascianese che, secondo Boco e De Cristofaro, “propone tante nuove realtà, dove c’è l’idea di una zona in grande fermento”.

 

“Ci sembra – hanno rilanciato – una delle UGA più in forma: per solarità, piacevolezza, equilibrio, senza iper tannini o grandi gradazioni alcoliche. In cui l’impatto del cambiamento climatico si sente meno che altrove. Anche grazie all’elemento umano, che si mette in luce per tante sperimentazioni, in vigna e cantina. Insomma, quello di San Casciano è un laboratorio in fermento e pieno di dinamismo“. 

Perché, ha ricordato Stefano Boco, “uno degli effetti più interessanti delle UGA è stato l’invogliare, il suggerire a una lettura più accurata e minuziosa di una denominazione. E in questo senso è fondamentale lo stimolo delle associazioni di produttori; che rafforzano la parte e il tutto”.

“Le mappature di secondo livello non sono una moda – ha concluso De Cristofaro, prima di dare il via alla degustazione vera e propria – uno scimmiottare i francesi. L’aspetto importante è il modo in cui si “costringe” a creare un linguaggio comune, anche fra produttori”.

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