Articolo disponibile anche in: Inglese
Ogni anno il Chianti Classico trova sbocchi di mercato in oltre 130 Paesi del mondo: una distribuzione capillare per una denominazione che ha tanto da raccontare per esaltare, in uno scenario sempre più globalizzato, la sua unicità.
Il Chianti Classico, il territorio vitivinicolo più antico del mondo, rappresenta una delle più belle storie italiane di sempre e come tale ha bisogno dei suoi portabandiera, dei suoi ambasciatori.
Dopo la nomina dello scorso anno dei primi cinque ambasciatori ad honorem del Gallo Nero, per il mercato interno e per quelli canadese, americano e giapponese (ne ricordiamo i nomi: Massimo Castellani per l’Italia, Jeffrey Porter per gli USA, Michael Godel e Michaela Morris per il Canada e Isao Miyajima per il Giappone) quest’anno il Consorzio Vino Chianti Classico ha deciso di proporre un’unica candidatura, per il mercato inglese.
Il nome è di grande autorevolezza e ben noto in tutto il mondo enologico come dimostra la sua biografia che riassumiamo brevemente. Lo stesso personaggio ha pubblicato recentemente un’autobiografia che porta un titolo esemplificativo della sua passione: “Wine: A Way of Life”.
Per chi ancora non lo avesse indovinato, stiamo parlando di Steven Spurrier, al quale l’onoreficenza è stata consegnata dal presidente del Consorzio, Giovanni Manetti, nella mattinata di oggi, lunedì 11 febbraio.
➡️ Chianti Classico Collection 2019. Il Gallo Nero presenta le sue nuove annate
Attualmente consultant editor per la rivista Decanter e presidente del “Decanter Wine Awards”, Steven Spurrier inizia la sua carriera nel mondo del vino nel 1964 e dopo qualche anno si trasferisce a Parigi, dove compra un’enoteca nel 1971 e nel 1973 fonda l’Academie du Vin, prima scuola indipendente di Parigi.
È stato l’organizzaore nel 1976 della prima degustazione cieca tra Chardonnay e Cabernet Sauvignon di California e Francia, il “Judgement of Paris” e negli anni ’80 ha scritto numerosi saggi di vino e crea il Corso di Vino per la Christie con l’allora direttore del settore vino Michael Broadbent, giornalista senior per Decanter.
Nel 1988 Spurrier rientra nel Regno Unito per concentrarsi sulle attività di scrittore e consulente di vino con clienti quali Singapore Airlines.
Vincitore di numerosi premi, tra cui La Personalité de l’Année (enologia) 1988 per i suoi servizi al vino francese e il Maestro Award in onore della leggenda californiana André Tchelistcheff (2011), è presidente, del Circolo dei Wine Writers e fondatore della Wine Society of India.
Spurrier è anche produttore di vini spumanti, il Bride Valley Brut, dalla sua vigna nel Dorset. Nel 2017 è stato nominato “Uomo dell’Anno” da Decanter Magazine e presidente onorario del Wine and Spirit Education Trust.
Ma forse non tutti sanno che nel corso di questa sua vita consacrata alla valorizzazione dell’enologia di qualità, Steven Spurrier ha dedicato molto tempo al Chianti Classico ed è stato un antesignano della schiera dei wine critics che hanno creduto nella qualità e potenzialità di sviluppo della denominazione del Gallo Nero.
Lo ha dimostrato sia con l’affetto e l’attaccamento nei confronti del nostro territorio di produzione, dove quasi ogni anno Spurrier trascorre un breve periodo di vacanza, sia con le sue prime positive recensioni sui vini Gallo Nero e sulle potenzialità del territorio chiantigiano.
E’ del lontano 2007, per fare un esempio, l’articolo in cui Spurrier vaticinava che il Chianti Classico avrebbe sostituito i vini del Médoc nel cuore e nelle cantine di molti appassionati inglesi e internazionali. Una previsione che nasceva dalla convinzione che il Chianti Classico fosse rimasto sostanzialmente un vino “vineyard-driven”.
Sottolineando già allora un binomio, quello vino-territorio, che è da sempre un must per comprendere ed apprezzare i vini del Gallo Nero.
“Here’s a prediction for you – by the beginning of the next decade, Chianti Classico will be replacing Médoc in many a wine lover’s cellar. The simple reason is that Chianti Classico is still vineyard-driven, while Médoc has become market-driven. The result is wines with energy and individuality on one hand and semi-standardised concentration on the other”. (Decanter, October 2007)
A fronte della comunicazione della candidatura ad ambasciatore ad honorem del Chianti Classico, Spurrier ha commentato: “Ho partecipato alle Anteprime del Chianti Classico per oltre 20 anni, ma sono un bevitore di Chianti Classico da oltre 50. Spesso mi viene chiesto di esprimere un parere su quale sia il mio vino preferito e io rispondo a questa domanda che ci sono troppi vini ottimi per sceglierne uno preferito, ma che esiste un vino che sempre vorrei avere in cantina e questo è il Chianti Classico, e al giorno d’oggi, per la sua grande qualità, lo penso ancora di più”.
Il riconoscimento consegnato a Spurrier alla Leopolda si inserisce nel progetto “Chianti Classico Ambassador”, finalizzato alla creazione di una rete di Ambasciatori del Gallo Nero nei suoi principali mercati, lanciato dal Consorzio attraverso due tappe, la prima in Canada dove nel corso del 2017 sono stati nominati gli Ambasciatori delle provincie dell’Ontario, Québec e British Columbia, la seconda negli USA nel 2018.
In questo caso i candidati, non “ad honorem”, hanno dovuto dimostrare attraverso un vero e proprio concorso la loro conoscenza della denominazione. Nel 2019 sarà la volta della Gran Bretagna dove il concorso avrà luogo, probabilmente nella seconda metà dell’anno.
“Presidiando ogni anno i mercati del vino internazionali ci siamo resi conto di quanta conoscenza e affetto ci sia verso le nostre etichette da parte di un pubblico esperto e qualificato” afferma Giovanni Manetti.
“Abbiamo voluto rendere merito a questi professionisti – conclude – e al tempo stesso legittimarli a portare in alto la bandiera del Gallo nero nei propri mercati di riferimento attraverso un progetto a loro dedicato, nella speranza che nei prossimi anni la squadra degli Ambassador si faccia sempre più numerosa. Per quel che riguarda la nomina di Spurrier, sono personalmente soddisfatto e onorato che un’autorità del vino così importante, come lo è certamente Steven, abbia accettato, e con entusiasmo, questo nostro riconoscimento”.