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L’ultimo rapporto elaborato da ISTAT non sembra lasciare molti dubbi su quello che sta succedendo nella nostra società. Lo studio dell’istituto di statistica, infatti, rende ufficiale il forte aumento dei divorzi in Italia, ancora più notevole considerato come siano sempre di meno i matrimoni celebrati.

Praticamente in tutte le fasce di età sono in aumento coloro che decidono di interrompere il regime di convivenza con il proprio partner e andare a vivere da soli o comunque in compagnia dei soli figli. Se nel 1991 i divorziati ammontavano lungo la penisola a circa 376mila, oggi il loro numero si è praticamente quadruplicato, attestandosi a quota 1 milione e 672mila.

I motivi del fenomeno

Nel considerare i dati messi a disposizione da ISTAT, occorre anche ricordare come una spinta molto forte alla situazione descritta sia derivante dall’entrata in vigore del cosiddetto “divorzio breve”, nel 2015, che ha in pratica portato a 6 mesi il lasso di tempo in cui i coniugi devono essere separati per poter avere diritto alla rescissione del vincolo matrimoniale.

Il dimezzamento dei tempi in questione ha naturalmente affrettato le procedure, con una notevole ricaduta sui numeri riscontrati dai ricercatori, tanto che proprio nel 2015 i divorzi sono aumentati del 57% rispetto all’anno precedente.

Resta però la notevole ampiezza di un fenomeno che è andato peraltro ad alimentare non solo il lavoro per gli avvocati divorzisti, ma anche a fornire materia per la polemica politica. Il riferimento è naturalmente al ddl Pillon, che sta provocando notevoli fibrillazioni nella stessa area di governo. Ma non solo.

La sentenza della Corte di Cassazione

Va infatti ricordato che il tema del divorzio era tornato ad aleggiare sulla società italiana anche nel 2017, quando la sentenza 11504 della Corte di Cassazione aveva stabilito come nel caso il coniuge più debole sia autosufficiente, in quanto titolare di un contratto lavorativo, non abbia diritto all’assegno di mantenimento.

Una sentenza che già all’epoca spinse alcuni avvocati divorzisti ad affermare come essa equivalesse ad un vero e proprio sconvolgimento giurisprudenziale, in quanto la discussione sul tenore di vita avrebbe ben presto lasciato il posto alle tematiche legate al reddito, agli immobili posseduti, alla possibilità di risiedere stabilmente in una abitazione e soprattutto, alla situazione lavorativa. In pratica il coniuge più debole, per poter aver diritto all’assegno di mantenimento dovrebbe ora dimostrare che il suo stato di disoccupazione non deriverebbe da inerzia, ma dalla pratica impossibilità di trovare lavoro.

Proprio il combinato disposto tra questa sentenza e il ddl Pillon, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe infine rivelarsi un antidoto di non poco conto all’aumento esponenziale di divorzi, oltre a regalare ai legati, in particolare a chi svolge il ruolo di avvocato esperto in divorzi, una mole di lavoro sempre più importante.

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