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Ne L’Eroica che l’1 ottobre prenderà il via a Gaiole in Chianti non sarà assegnato il numero 1.
Quel numero che ha sempre caratterizzato Luciano Berruti, “L’Eroico” per eccellenza, con quei baffi un po’ così, l’amore smisurato per la bicicletta, alla quale aveva dedicato un bellissimo Museo nella sua Liguria.
Luciano è morto domenica 13 agosto, in una mattinata di sole in cui era uscito per fare una pedalata sulla sua bicicletta. Luciano che aveva un legame ormai totale con Gaiole e le terre del Chianti Classico. Con L’Eroica.
“E’ approdato a Gaiole come richiamato da un suono invisibile – ha detto il sindaco di Gaiole Michele Pescini – assonanze fortissime ci univano. E’ stato l’Eroe numero 1, e non poteva essere che lui. E’ morto forse proprio come ha sempre sognato di farlo: in bicicletta. Fondatore del Museo della bicicletta di Cosseria ha reso vivo il suo amore per le due ruote collezionando e correndo sulle strade del mondo”.
“Protagonista e ambasciatore de L’Eroica di Gaiole – ha spiegato Pescini – icona irridente e gioiosa, abbiamo concesso a lui qualcosa che già era nel cuore di tutti noi: la cittadinanza onoraria. Ci siamo sentiti rappresentati e Luciano ha portato lo spirito dell’Eroica nel mondo, in California, Sud Africa, Olanda. Recentemente era nata l’iniziativa per finanziare un docu film sulla sua storia, ora acquista più forza”.
Letteralmente affranto Giancarlo Brocci, il “babbo” de L’Eroica, amico fraterno di Berruti: “Se n’è andato Luciano Berruti, mio fratello. Mi ha voluto tanto bene, ricambiato. Verrà momento meno triste per raccontare un grande uomo come lui. Non c’era persona migliore per rappresentare i valori de L’Eroica. Numero 1 per sempre”.
Anche sui social, in particolare su una delle pagine Facebook più interattive (L’Eroica cicloturistica d’epoca su strade prevalentemente sterrate) è un fluire di ricordi per questo 73enne davvero speciale.
Scrive Stefano Bigi: “Il Berruti si presentò ad una gara di bici con una bici d’epoca e non lo fecero partire. Oggi se ti presenti ad una ciclostorica con una bici moderna non ti fanno partire. Ha vinto lui”.
Prosegue Ronald Gori: “Quest’anno mancherà qualcosa. Mancherà quello che è stato negli anni, un punto di riferimento. L’uomo, il ciclista, il personaggio che meglio di tutti ha rappresentato lo spirito dell’Eroica. Sempre disponibile, col sorriso sulle labbra, con i suoi aneddoti o per delle semplici foto, verso tutti. Personalmente mi mancherà il saluto che fin dal 2008 (la mia seconda Eroica) puntualmente, ogni anno, o il sabato o la domenica, ci siamo scambiati in quel di Gaiole”.
“Senza di te L’Eroica non sarà più la stessa – ammette Marco Parisi – Voglio ricordare quel divertente aneddoto narrato da Giancarlo Brocci, in quello splendido cortometraggio del 2011, e di quando ci raccontò che sul Mont Ventoux dovette intervenire la Gendarmerie per liberare la strada dalla folla incuriosita, affascinata e “stregata” da questo straordinario personaggio. Ci mancherai”.
“Con i tuoi baffi sorridenti – dice Daniele Becuzzi – eri un uomo d’altri tempi, il tuo eroico portamento, era un punto di riferimento, simbolo di un ciclismo ormai passato, non verrai mai scordato. Eri il vero numero uno e probabilmente non lo sarà più nessuno, per affrontare l’ultima salita, hai messo in gioco la tua stessa vita. Ciao Luciano, con la tua bici sei andato lontano, lassù sopra la terra e il mare, nessuno ti potrà staccare!”.
E’ struggente il ricordo di Ferruccio De Iulis: “Gli occhi annebbiati dalle lacrime, incredulo, confuso, piango Luciano Berruti, l’uomo e i valori che impersonava. Scrivo dalla mia casa, a Pievasciata nel Chianti, da dove passa L’Eroica e dove il n°1 è passato tante volte, spesso fermandosi alla nota fontanella dietro la cabina elettrica. Ci siamo visti l’ultima volta il 7 maggio scorso, per l’Eroica di Montalcino, proprio in cima alla salita di Castiglion del Bosco. Il n°1 aveva sete e la borraccia vuota e si e’ fermato con noi, io e mia moglie, per un bellissimo quarto d’ora in cui si è parlato di ciclismo storico”.
“Ho saputo della scomparsa solo questa mattina – conclude – e rientrare ora a Pievasciata , rivedere i luoghi dove correva, rivedere le sue fotografie che tengo in bella vista alle pareti è veramente, credetemi, duro. Ora ho bisogno di condividere il mio dolore con tutte le persone che lo hanno conosciuto, apprezzato ed amato. Non doveva accadere così all’improvviso e comunque perché ora e non tra 10, 15, 20 anni? Il prossimo 1 ottobre a Gaiole in Chianti vorrò ancora esserci ma porterò una fascia nera al braccio. Ciao Luciano! Gia’ manchi!”.
Commovente infine il ricordo di Alessio Stefano Berti: “Un giorno gli chiesi: ma sei stato anche tu bambino Luciano? Lui mi rispose: Certo che sì, ero vivacissimo, sempre in movimento. Vivevo in campagna ed ero costantemente all’aperto a contatto con la natura. Mi piaceva costruire ogni tipo di oggetto, ero molto creativo e me la cavavo bene. Una volta feci pure un aereo che poggiava su degli sci da usare come slittino e una barchetta in bottiglia. Provengo da una famiglia umile, giochi non ne avevamo, bisognava sempre inventarci qualcosa. Mi piaceva a molto anche arrampicarmi sugli alberi e disegnare. A scuola spesso ero messo in castigo perché non riuscivo proprio a stare fermo. Luciano sarai con noi per sempre, grazie del tuo entusiasmo e della tua voglia di vivere”.
Matteo Pucci