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Che la vite e l’olivo (una volta c’era anche il grano) ci rappresentino è un dato di fatto.

Però, sotto le icone del vino, dell’olio e del pane, ci sono altri simboli alimentari (ed elementari) del nostro modo di vivere. Fra questi, il fico, pretende un posto in prima fila.

Tralasciando i richiami provenienti dai testi sacri, la mitologia e la letteratura, è da mettere in evidenza la familiarità di questa pianta nella vita rurale chiantigiana.

Anche se, in botanica, quello che noi mangiamo è un “falso frutto” al gusto, invece, risulta una grande realtà, un bel godimento. Quella specie di sacchettino verde, giallo o anche nero, è buonissimo, ma quasi dimenticato sulle nostre tavole.  Forse perché, per arrivare a perfetta maturazione sulla pianta, deve raggiungere un aspetto un po’ appassito che è poco apprezzato sugli scaffali dei supermercati.

Le varietà, per noi, più comuni sono il fico verdino, quello dottato e non erano rare piante con i fichi neri. Una più buona dell’altra.
Sono saporiti freschi, mangiati da soli a morsi. C’è chi li sbuccia, ma non è indispensabile.

Comunque “la sua morte” è con pane e salame.  Chi ha in una mano un fico e nell’altra un pezzo di schiacciata all’olio, non gli viene in mente altro da chiedere alla vita!.

È tradizionale anche la conservazione tramite essiccazione sulle stoie. Il singolo fico essiccato intero si chiama (chiamava) borsone.  Un po’ più complessa la preparazione delle “biccie”.

Si partiva aprendo il fico in due parti unite dalla parte del picciolo. Dopo l’essiccazione delle due metà spalancate, venivano aggiunti dei semi di anice e pressate contro un altro fico simmetrico.  Magari non saranno adattissimi per festeggiare le nozze, ma per il resto non temono concorrenza, neanche per Natale o la Befana.

Un’altra preparazione tradizionale era una forma rotonda, in cui venivano pressati, con l’aggiunta di pezzetti di noce, dei fichi secchi sbucciati. Probabilmente era l’archetipo del panforte, o forse la sua “versione povera”.

Un chiantigiano che ha un orto, o anche un giardino abbastanza spazioso, farebbe bene a considerare  di piantare un bel fico, se non ce l’ha già.  È facile da coltivare, praticamente non ha bisogno di niente, basta andare a cogliere i frutti due volte all’anno. Non ha una crescita rapidissima, ma produce frutti, ombra e soddisfazioni per molti anni.

Insomma, ci sono solo tre possibilità: uno avere già un fico proprio, due possedere un po’ di terra adatta e piantarlo subito, tre farsi amico di qualcuno….. dei punti precedenti.