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C’è un’azienda agricola, a Radda in Chianti, che affonda le sue radici direttamente nella storia: Vignavecchia esiste (ed è nelle mani della stessa famiglia) dal 1700, prima Minucci e dopo Beccari (di madre Minucci).

La data di fondazione è stata stabilita nell’anno 1876 “perché – spiegano dall’azienda – durante una ristrutturazione negli anni ’70 sono state trovate, dietro una parete, alcune bottiglie perfettamente conservate, tra cui la più antica risaliva a tale data”.

Personaggio chiave di Vignavecchia è sicuramente Odoardo Beccari. La cui vità è una sorta di leggenda. Fu uno dei più importanti botanici della sua epoca, appena ventiduenne, insieme al marchese Giacomo Doria, partì per Londra dove approfondì i suoi studi presso i Kew Gardens. Nei giardini reali fece amicizia con Charles Darwin, sir Hooker e James Brook, il rajah bianco di Sarawak che Emilio Salgari fece diventare, con la sua penna, il nemico di Sandokan.

Beccari insieme a Brook partì per la Malesia e per il Borneo e furono proprio i numerosi scritti di Beccari, la bibliografia che Salgari usò poi per scrivere delle avventure di Sandokan e dei pirati della Malesia. Tornato dai suoi incredibili viaggi, si dedicò a riordinare i suoi appunti di viaggio, a scrivere libri e a fare l’enologo nell’azienda di famiglia: Vignavecchia.

Altra figura chiave è stato il terzogenito di Odoardo: Baccio Beccari, infatti l’ingegnere è stato tra i primi tre soci fondatori del Consorzio del Marchio Storico nel 1924 a Radda. Quest’anno l’azienda festeggia i suoi 140 anni di attività con alla guida Orsola Beccari.

“La nostra filosofia enologica – ci dice l’agronomo Antonio Piccinno – è quella di produrre vini sinceri e quanto più fedeli alle caratteristiche del territorio di Radda in Chianti: bei profumi, acidità spiccate, rusticità e una bevibilità unica. Abbiamo delle bellissime vasche in cemento che circondano tutta la cantina. Non amiamo “inquinare” i nostri vini con l’utilizzo di legni nuovi, utilizziamo le barriques anche oltre il quinto passaggio, semplice micro ossigenazione”.

I vini prodotti rispecchiano questa filosofia: “Ovviamente il nostro cavallo di battaglia è il Vignavecchia Chianti Classico base (Sangiovese 90% e Merlot 10%, solo affinamento in cemento); poi c’è Vignavecchia Chianti Classico Riserva (Sangiovese e Merlot), Chianti Classico Riserva Vigneto Odoardo Beccari (Sangiovese e Canaiolo), Raddese (IGT, 100% Sangiovese), Rafflesia (Canaiolo in purezza, nuova produzione 2015), Tulipa (IGT rosato 100% Sangiovese, semplice pressatura soffice), Titanum (IGT bianco, Chardonnay) e la nostra punta di diamante: Casuario (Vin Santo, 100% Malvasia Bianca, produzione limitatissima)”.

“Grazie all’essere molto beverini – conclude Piccinno – i nostri vini hanno una range di accostamenti culinari più ampio rispetto ad altre tipologie. Il futuro del Chianti Classico? Lo immagino plasmato sulle piccole aziende, che sono il vero cuore pulsante del nostro territorio, e su una territorialità che sia marcata non dalle Riserve, non dalle Gran Selezioni. Ma dal vino che ci rappresenta da sempre, il Chianti Classico base”.

Matteo Pucci

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