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Pochissimi ettari su una piccola “terrazza” affacciata davanti al borgo di Montefioralle, gioiello sulle colline sopra a Greve in Chianti. Una sapienza che arriva dal passato e che guarda al futuro, con Fernando Sieni e suo figlio Lorenzo, Azienda Agricola Montefioralle.
“Io sono il volontario onlus dell’azienda – ci racconta sorridendo Fernando – Sarei il “terzomo” nelle fattorie di una volta: io sono stato tecnico alla Nuovo Pignone di Firenze. L’azienda nasce su un fondo agricolo di proprietà della Chiesa. Alla fine degli anni Novanta la Chiesa decise di vendere: mio padre Renato aveva iniziato nel 1964, il vino veniva venduto imbottigliato tramite il parroco che faceva una sorta di agente”.
I tre figli di Fernando oggi, dopo l’acquisto del terreno e della cantina, seguono ognuno con i propri temi. Solo Alessia è a tempo pieno; Lorenzo (si occupa di sviluppo sofwtare) lavora a Firenze, Elisa è impiegata part time. Come accade spesso dalla nostre parti però la vigna e la cantina fanno da coagulante familiare.
Qui si producono circa 10mila bottiglie all’anno. “Le vendiamo tutte a privati – ci spiegano – in tutto il mondo. Al di fuori di un ristorante a Montefioralle e un’enoteca a Greve, per il resto sono persone che ci vengono a trovare o ci conoscono e ci ordinano il vino. Cerchiamo di fare “km 0”… anche a 10mila chilometri di distanza”.
Fondamentalmente segue tutto Fernando con Alessia: poi anche Lorenzo nel fine settimana dà una mano. La parte tecnica la segue l’enologa Elisabetta Barbieri (che cura anche la parte agronomica). Allieva di un signore di nome Giacomo Tachis, il maestro degli enologi italiani, scomparso il 6 febbraio scorso.
Il legame della famiglia Sieni con Montefioralle è saldissimo: “Sono almeno quattro generazioni, a memoria nostra, che i Sieni vivono qua – ci dice Fernando – Il mio bisnonno certamente abitava a Montefioralle. Io sono nato qui e il vino è sempre stata una presenza quotidiana. Mio nonno Fernando ne beveva due litri e mezzo al giorno, era il suo alimento. Lo chiamavano Bastiano. Per le 4.000 calorie al giorno gli ci voleva il vino, e nessuno… lo ha mai visto ubriaco”.
Sangiovese, Canaiolo e Colorino per il Chianti Classico. Un po’ di Merlot e di Cabernet per l’Igt. Affinamenti per tutti i vini in barrique esauste di quarto e quinto ciclo.
“Ho sempre avuto voglia di imparare e applicarmi – conclude Fernando – Siamo in grado, tenendo annate più vecchie, di far fare degustazioni meditate, di far apprezzare il concetto di affinamento in bottiglia. Ci rendiamo conto che sono metodi che un’azienda più grande non si può permettere (teniamo quattro annate in cantina). Noi godiamo di alcuni elementi di vantaggio da questo punto di vista. E cerchiamo di sfruttarli”.