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Alla fine del secolo scorso abitavo a San Polo, sempre comune di Greve in Chianti. Ne avevo sentito parlare del macellaio di Panzano che recitava Dante e andava in TV ospite di “Uno Mattina”.

Era già famoso Dario Cecchini, ma non per me. Non sono mai stata patita di televisione. Per vicende familiari, a inizio marzo del 2000 ci siamo trasferiti a Panzano. L’incontro con Dario fu fortuito e curioso. Mi piace raccontarlo.

7 marzo 2000. Il secondo giorno da cittadina panzanese vado in cerca di un negozio che trovo chiuso. “Apriranno” penso. Nell’attesa faccio due passi per la stradina in salita, e da uno sporto a vetri metto gli occhi in un ambiente dal particolare arredo: un vecchio banco di marmo da macellai, una pastiera a cassetti come nei negozi di alimentari di un tempo, sopra due statue di anime purganti tra le fiamme d’oro, un busto di Dante…

“Deve essere il negozio del macellaio che dicono…”. Ancora due passi ed ecco un signore che sistema una collana di salsicce alla gancera in macelleria. “Scusi, posso bracare in quel negozio museo?”. “Bracare! Che bella parola! Non la usa più nessuno!”, esclama con forza. “Solo io, da vecchia toscana”.

E ancora incuriosita: “Scusi, quel pannello d’arte moderna alla parete di sotto, l’ha portato Bona Baraldi?”. Bona è un’amica, una professoressa che ha curato per conto del Comune esposizioni di Arte Contemporanea. “Sì, proprio lei. La conosce?”.

Intanto la musica di una romanza crea nell’ambiente un’atmosfera magica, ed è subito ‘parentela’ con scambio reciproco di interessi lirici, poesie, stornelli. Come per un dono, mi recita due ninne nanne, ricambio con una mia poesia “Il Vino del Chianti”.

Dario, era proprio lui, mi ascolta, alla fine mi abbraccia, mi bacia e mi mette in mano un barattolo di “Profumo del Chianti”, il suo sale aromatico. In quello slancio c’è tutto “lui”, come poi l’ho conosciuto: immediato generoso.

Da lì è nata la nostra amicizia che si è via via sviluppata. Come lui amo Dante, la poesia, la musica, le tradizioni toscane, la Storia, le storie della nostra gente. Conosco e condivido molto dei suoi sentimenti, siamo in sintonia, così mi è stata facile una collaborazione cartacea.

Sì, ormai da anni la carta ci unisce, e l’inchiostro. Oltre alla stima e all’affetto. Ormai vecchia, diciamo “diversamente giovane”, poche cose riesco ancora a fare.

Al mattino, nell’ufficio di Dario faccio una piccola rassegna di giornali e riviste, segnalando ciò che ritengo possa interessargli. Al bisogno, Dario incide sul nostro registratore racconti sentimenti episodi esperienze. Io sbobino, aggiusto il tiro in scrittura, poi insieme correggiamo limiamo elaboriamo, ed escono i “pezzi” dove io ho messo molto del mio e assorbito tanto del suo.

Da questo lavoro di coppia sono usciti articolo per giornali, riviste, libri, ed è ciò che dovrebbe formare il materiale per un libro che, prima o poi, spero vedrà la luce. Sentimenti e memorie che non devono essere dispersi.

Pezzi che dicono Dario e la Macelleria Cecchini. Quattro mani. Un cuore solo.

Miriam