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Quando si dice Vespucci si pensa immediatamente ad Amerigo, il celebre esploratore fiorentino che visse tra il XV e XVI secolo e dette il suo nome al “nuovo mondo” sul quale era approdato per primo Cristoforo Colombo.

Ciò che è meno noto è il susseguirsi di vicende di cui gli eredi del viaggiatore furono protagonisti nel corso dei secoli, con l’ultimo rappresentante maschio della famiglia, Amerigo Cesare, che morì nel 1875 a Montefioralle, il castello di Greve in Chianti.

A ricostruire la storia degli “ultimi Vespucci” è stato recentemente Italo Baldini, storico di Greve in Chianti, in un volume, edito da Hollitzer, che racconta il crepuscolo della grande famiglia fiorentina narrando le vicende dell’ultima generazione: dalla nascita di Elena, nel 1804, alla morte di Ameriga, nel 1910.

Un lavoro durato oltre due anni e partito, come si legge nell’introduzione, con la convinzione che poco si sarebbe trovato per ricostruire l’esistenza degli ultimi Vespucci.

È stato grazie alla tenacia dell’autore e anche, come lui stesso ammette, a un po’ di fortuna, che è potuta emergere così tanta documentazione (tra cui spicca l’archivio Colocci a Jesi, dove è custodita la corrispondenza epistolare tra gli ultimi membri della famiglia) da rendere l’opera interessante dal punto di vista storico ma anche ricca di curiosità e colpi di scena.

Una vera saga familiare, che nulla ha da invidiare a storie più conosciute e celebrate, ed in cui spicca la figura di Elena Vespucci, sconosciuta in Italia ma celebre all’estero, soprattutto negli Stati Uniti.

Una donna dalla personalità complessa, combattiva e anticonformista, viaggiatrice appassionata, dai tanti “acuti” e dai molti amanti, la cui storia avventurosa contrasta con quella più anonima del fratello Amerigo Cesare, morto in solitudine a Montefioralle e divenuto anche per questo un simbolo della parabola discendente della gloriosa casata.

C’è molto di Greve in Chianti in questa storia ed è lo stesso Italo Baldini a sottolineare, con una punta di orgoglio, che questa terra ha fatto da scenario alle vicende delle due maggiori famiglie di navigatori toscani: i Verrazzano e i Vespucci.

“Il castello di Verrazzano e quello di Montefioralle – spiega lo storico – distano tra loro in linea d’aria meno di tre chilometri, circa alla stessa altitudine. Ed è singolare il modo in cui si sono estinte le due casate: l’ultimo dei Verrazzano, famiglia di origini grevigiane, non è morto nella sua terra di provenienza bensì a Prato nel 1819, mentre l’ultimo maschio dei Vespucci, la cui famiglia non era originaria di Greve in Chianti, vi è morto nel 1875, nel castello di Montefioralle dove aveva casa e interessi”.

Quindi, Greve in Chianti ha visto la nascita del primo Verrazzano (Giovanni nel 1485 circa) e la morte dell’ultimo Vespucci.

Matteo Morandini