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Ha iniziato il nonno paterno, Renato Sieni, nel 1964. Prese in gestione quello che si chiamava beneficio parrocchiale di Montefioralle dove (sembra ci sia un documento che lo conferma) si produceva vino dal 1400.

E’ una storia di passione, di attaccamento alla terra e all’identità, di studio continuo: quella della famiglia Sieni e dell’Azienda Agricola Montefioralle, che nel 2018 ha tagliato il traguardo dei 50 anni di vendemmie.

A tavola

A raccontarcela sono Lorenzo e Alessia Sieni: “Don Ario Gabbrielli, l’ultimo prete di Montefioralle quando questa era parrocchia a sé, era poliomelitico. Qui era tutto inselvatichito. Il nonno andò in pensione, era giovane, aveva 55 anni e aveva sempre avuto il pezzo di terra da coltivare. Prese in affitto il terreno in cambio di due damigiane di vino all’anno e la menzione nell’etichetta che diceva era imbottigliato nel beneficio parrocchiale di Montefioralle”.

Renato piantò le viti come si faceva all’epoca: Sangiovese, Canaiolo, Colorino, Trebbiano, Malvasia. Fin da subito imbottigliò: la prima annata in bottiglia è, appunto, del 1968.

La vinificazione

“Il nostro babbo Fernando si appassionò – proseguono Lorenzo e Alessia – Era disegnatore tecnico di impianti elettrici alla Nuovo Pignone. Ma la sua passione era la vigna. Ed è stata la sua passione a far diventare questa una vera azienda. Da metà anni Settanta prese in mano la situazione: non era da solo, aveva un paio di amici a Radda e a San Martino in Cecione: ognuno aveva i suoi terreni, ma mettevano a fattor comune macchinari e competenze”.

“All’inizio – sorridono Lorenzo e Alessia – si vendeva in modo informale: un paio di migliaia di bottiglie imbottigliate in famiglia. Uno dei primi canali furono le aziende che prendevano il vino per fare i regali di Natale”.

Poi Fernando ha iniziato a studiare per fare bene il vino. Con metodo e approfondimento.

All’inizio ricevendo, in modo informale e amicale, i consigli dell’agronomo Valerio Barbieri (“La figlia Elisabetta Barbieri è diventata poi la nostra enologa”) e dell’enologo Franco Bernabei. Consigli dati, appunto, in amicizia. Fernando piantò alcune piante di Merlot e Carbernet Sauvignon: il primo Igt è del 1988. “Monteficalle” prese il vecchio nome del borgo di Montefioralle, e viene prodotto ancora oggi.

Gli amici

La svolta fu quando Fernando andò in pensione, il prete morì e la Curia mise in vendita. Servirono coraggio e un po’ di incoscienza: “Noi avevamo diritto di prelazione: il babbo prese la liquidazione, un mutuo, e comprò. In concomitanza aprimmo la rivendita in borgo, vendendo a chi passava”.

Siamo nel 1997-98, e in pratica nasce l’Azienda Agricola Montefioralle come la conosciamo oggi. “Io feci il corso regionale per diventare coltivatrice diretta – ricorda Alessia – Avevo già fatto quello di sommelier. Qualche anno dopo comprammo mezzo ettaro in più qui accanto, poi altre piccole particelle fra cui l’ultima piantata circa 4 anni fa”.

Fra affitti e proprietà oggi sono 4 gli ettari, di cui uno deve entrare in produzione. Quanto è importante Montefioralle? “E’ fondamentale – rispondono a una voce sola – C’è la famiglia, c’è la storia, c’è la vigna, c’era la vendita diretta (che oggi facciamo direttamente in azienda)”.

I Sieni furono i primi a sviluppare le degustazioni sul posto. Degustazioni vere, dedicate al vino, con persone che vengono da tutto il mondo, spinte soprattutto dai canali web che Lorenzo fin da subito a iniziate a sfruttare.

“Ci abbiamo lavorato molto – concludono – Tanto che negli anni siamo riusciti a sviluppare un sistema di vendita che permette alla bottiglia di attraversare l’Oceano e finire sulla tavola con un costo di spedizione di poco meno di 5 euro a bottiglia. E i clienti… apprezzano. E rimangono legati al vino e a Montefioralle”.

Matteo Pucci

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