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La natura grevigiana, con i colori, i profumi e l’aria di montagna, lo abbraccia dopo averlo protetto per quasi mille anni e oggi ne svela la magnificenza, la bellezza rendendo visibili le strutture originarie, ciò che resta e che si può immaginare della vita millenaria del Chianti.

Ruderi e basamenti di edifici e torri di un castello medievale, dove tra il 1000 e il 1200 vissero almeno venticinque famiglie, sono affiorati dal bosco, dalla macchia chiantigiana che dalla collina si spinge verticalmente raggiungendo i 500 metri di altezza sopra il livello del mare.

Siamo a Lucolena, alle pendici del Monte San Michele, il tetto del Chianti, dove le querce e i pioppi avvolgono e lasciano aperto un varco che magicamente si apre intorno al Castellaccio.

Sono stati necessari diciotto anni di indagini archeologiche e tredici campagne di scavo, condotte dal Comune di Greve in Chianti, coordinate dall’associazione Gruppo San Michele – Gev Chianti, presieduta da Andrea Garuglieri, sotto la supervisione della Sovrintendenza, in collaborazione con gli archeologi e i volontari del Gruppo San Michele, per giungere ad un’importante scoperta, la presenza di un sito archeologico che fa parlare le pietre e racconta la struttura completa di un castello medievale, composto di varie parti e sezioni.

Il primo sopralluogo è avvenuto con il sindaco Paolo Sottani, gli assessori Stefano Romiti e Lorenzo Lotti insieme all’equipe del Gruppo San Michele.

“Sono ben visibili le strutture riferibili a case torri – spiega Andrea Garuglieri, presidente Gruppo San Michele – disposte alle due estremità nord e sud, all’interno vede la luce per la prima volta un borgo racchiuso da una cortina muraria, lo scavo ha riguardato le parti padronali, gli edifici più importanti sono il cassero nord e il cassero sud, di particolare interesse sono una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana e un forno comunitario per la produzione del pane, tipica struttura chiantigiana in cui un addetto alla cottura periodicamente cuoceva il pane, preparato dalle massaie che lo riprendevano, avendolo contrassegnato con determinati simboli realizzati a mano”.

Nelle prospettive dell’indagine archeologica, di cui si è conclusa una fase nevralgica, c’è anche la volontà di incrementare l’area di scavo e attivare una collaborazione con il Gruppo Avvistamento Incendi Boschivi per la conservazione e la manutenzione del sito.

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