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Il 16 marzo dello scorso anno, alle Cantine Antinori di San Casciano, la Tenuta Zuppini si è aggiudicata la medaglia d’oro nel super concorso oleario europeo (dall’anima tutta chiantigiana) Il Magnifico 2017.

Grazie al suo “Veneranda 19”: un olio extravergine d’oliva che sa… di giovane.

Giovane come l’anima dell’azienda: Rino Matone, neo ventottenne. Proveniente da una regione (l’Abruzzo) fino ad oggi sconosciuta per l’olio di alta qualità, è la dimostrazione del fatto che “oggi questo prodotto bisogna saperlo e volerlo fare”.

La forza motrice è senza dubbio la passione. Attratto dall’agricoltura sin da piccolo, Rino si innamorò dell’olio quando, tra i tredici e i quattordici anni, accompagnò suo padre ad un convegno nazionale sull’extravegine d’oliva.

Dopo gli studi a Milano è tornato a Teramo. Per mettere in pratica il bagaglio di conoscenze acquisite. E, coadiuvato dal padre, nel 2008 ha dato vita alla Tenuta Zuppini. Che, insignita di titoli rinomati, in un decennio è arrivata ad essere tra le migliori d’Europa.

Il 15 marzo prossimo verranno decretati i vincitori della manifestazione del 2018. Chissà se Rino, quanto a risultato, riuscirà a fare il bis. Nel frattempo, dando uno sguardo all’anno passato e ai prossimi obiettivi, ci svela qualche trucco del mestiere.

“Il primo premio a Il Magnifico mi ha regalato una gioia immensa – a parlare è il creatore della Tenuta Zuppini – e al tempo stesso mi ha dato una grande responsabilità, di cui sono davvero fiero”.

“Il conseguimento di un riconoscimento così ambito costituisce il risultato finale dell’impegno di 365 giorni – dice – per far sì che esca un olio perfetto: nitido e senza sbavature”.

“Dietro al successo della mia azienda – racconta – c’è il fattore chiave della sperimentazione e dell’innovazione. Il settore oleario italiano ha bisogno di persone che lo rilancino”.

Rino Matone

“Utilizziamo un impianto di trasformazione all’avanguardia, unico al mondo – prosegue – E’ il tavarnellino Giorgio Mori che costruisce questo tipo di macchinario: lui lo ha personalizzato, adattandolo alle mie esigenze”.

“La particolarità è che l’impianto lavora sottovuoto – spiega – Se gestito in modo ottimale, escono degli oli strepitosi. Di contro, tende ad enfatizzare i difetti, anche piccoli: perciò richiede una professionalità molto elevata”.

“Bisogna essere grandi assaggiatori – ecco il segreto – per impostare correttamente i parametri dei motori, migliorando laddove si può. Infatti il 40% lo fa la materia prima, ma il 60% è merito della risorsa umana e della tecnologia d’estrazione”.

“Il progetto che mi sono posto per il futuro – conclude Rino – è di aumentare la quantità di prodotto realizzato e di fare cultura, usando un linguaggio appropriato che arrivi al consumatore”.

Noemi Bartalesi

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