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Come portare turisti nel Chianti? Come “importare” persone che, oltre al contributo diretto garantito alla struttura che li ospita, rappresentano un indotto imprescindibile per tutto il nostro territorio?
Ce lo spiega Alessia Bruni, “Sales Manager” (responsabile vendita) del Castello del Nero Hotel & Spa, a Tavarnelle.
La sua storia è quella di molti che al Castello sono partiti dalla gavetta, per poi fare un percorso di carriera e crescita professionale: “Sono qui dall’aprile 2006, ero entrata al ricevimento, receptionist. Un paio d’anni alla reception; un paio nei gruppi; poi Sales & Marketing Executive e Sales Manager”.
Ci spiega il suo lavoro: “Mi occupo principalmente degli accordi con gli operatori, tour operator o agenzie di viaggio. E vado in giro per il mondo per presentare il Castello”.
“Dove? Stati Uniti, Russia, Australia – ci spiega tracciando una sorta di giro del mondo immaginario – Cina, Kazakistan, tutta l’Europa, Messico, dipende dagli anni. Sto fuori dodici settimane all’anno. Da gennaio ad aprile 2018 ad esempio ho già in ponte Messico, Usa, Francia, Mosca, Inghilterra”.
“Quello americano è il nostro maggior mercato – continua – Conoscono bene l’Italia in generale e tendono a tornarci molte volte. Per quanto ci riguarda attrae molto l’edificio storico e l’autenticità, e Castello del Nero è conosciuto per il servizio eccellente. Arrivano soprattutto da East Coast, Chicago, California, Texas. Anche molti canadesi”.
“L’influenza del tema-terrorismo? Vendendo una destinazione in un Paese considerato abbastanza sicuro – riflette Alessia – ed essendo periferici da questo punto di vista (non inseriti in grandi città) siamo agevolati. In particolare negli Stati Uniti”.
Il brand Chianti aiuta chi deve “venderlo”? “Dipende dalla nazionalità – risponde sicura Alessia – In Europa se si pensa a Francia, Germania, Svizzera è conosciuto. E relativamente anche in Russia. Negli Stati Uniti per loro “Tuscany” è la campagna, non è una regione: e solitamente viene associata, come paesaggio, o al Chianti o alla Val d’Orcia. Magari conoscono l’etichetta del vino ma non sanno associarla a un territorio”.
Il ristorante stellato Michelin e la Spa aiutano? “Il ristorante stellato da molto prestigio alla struttura. La Spa deve esserci in un cinque stelle lusso, la nostra è molto apprezzata grazie all’altissimo livello del nostro servizio ed anche al marchio internazionale ESPA di cui facciamo parte. Dovessi dire le mie parole chiave? La location, campagna fra Firenze e Siena; autenticità della struttura, eccellente servizio, enogastronomia sia interna che esterna”.
Quando sono importanti, in epoche di “digital”, i rapporti con gli agenti di viaggio? “Il rapporto personale è sempre importantissimo e ci investiamo molto”. E le fiere? “Negli Stati Uniti quella più importante è il Virtuoso Travel Week a Las Vegas, dove va il direttore generale”.
Quali i mercati emergenti? “Il Brasile è il nostro quarto mercato, ed ormai è maturo, ha fatto un boom e adesso si sta stabilizzando. Noi abbiamo deciso di puntare sull’ India per il 2018, visto che abbiamo avuto ospiti che sono venuti in proprio senza averci investito niente”.
“La Cina? Ci sono stata due o tre volte a una fiera internazionale dedicata a tutta l’Asia – sottolinea Alessia – Ma non so se sarà mai un ottimo mercato. I cinesi si muovono a gruppetti e stanno una notte sola”.
“I russi? Non ci abbiamo mai particolarmente puntato – evidenzia – A Mosca ho fatto anche eventi con clienti diretti: quelli che vengono da noi fanno parte di una fascia molto alta, con molto interesse nel vino, che peraltro conoscono molto bene. Siamo stati a Cannes io e il direttore generale e abbiamo avuto molte richieste di appuntamenti di russi”.
“Dovessi scommettere dieci euro sul mercato di riferimento nei prossimi anni? Oltre agli Usa abbiamo il mercato italiano e inglese – risponde in conclusione – La maggiore crescita la possiamo fare sull’India, dove partiamo da zero. E sulla Russia, dove iniziamo da una piccola base”.
Matteo Pucci
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