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Francesco Gioffreda, ex manager di una grande impresa a livello internazionale, un bel po’ di anni fa ha deciso di tornare alle radici.

E sono radici ben profonde, piantate su una delle più belle colline del Chianti Classico Senese. A Barbischio, borgo del comune di Gaiole in Chianti.

Borgo Casa al Vento cosa rappresenta per lei?

“E’ la prosecuzione di un sogno, raccolto dai miei genitori. La prematura scomparsa di mia madre ha lasciato mio padre solo, e io ho voluto raccogliere questo sogno e dargli continuità. E’ anche una sfida e un impegno costante. Quando mio padre nei primi anni ‘90 ha acquistato il Borgo, a molti era sembrata una sfida impossibile. Le case abbandonate, cadenti, i terreni circostanti incolti, difficilmente facevano intravedere la possibilità di riportare splendore. La ristrutturazione delle case, ricomponendo le pietre una sull’altra per recuperare le caratteristiche originarie del borgo, è stata la prima sfida vinta. Poi abbiamo conquistato una delle prime licenze agrituristiche di Gaiole in Chianti, quindi abbiamo iniziato a fare arrivare nel Chianti turisti. Prima stranieri, poi anche italiani. Inevitabilmente il passo successivo è stato l’investimento nei vigneti e nella tecnologia di cantina per arrivare a fare un vino competitivo, ma soprattutto autentico. Borgo Casa al Vento per me è tutto questo, quello che mi piace definire… l’essenza del Chianti”.

Francesco e Patrizia Gioffreda giovanissimi sulle rovine di quello che era Casa al Vento nel 1990

In tempi in cui il tema l’accoglienza nel Chianti Classico è un motore del Pil locale che idea ha del comparto in generale?

“Partiamo dal territorio, e quindi da Gaiole in Chianti, un comune che si è dimostrato dinamico e che, anche grazie all’Eroica, ha conquistato una visibilità e notorietà straordinaria. Diciamo che queste sono delle buone basi per fare bene accoglienza, perché se la materia prima sono i turisti, questa non manca. Ma non basta: nella mia vision, per riuscire a consolidare il comparto dell’accoglienza, sarebbe necessario che le strutture del territorio si associassero in modo serio e costruttivo. Associarsi serve a determinare politiche commerciali comuni, che potrebbero servire a contenere il monopolio dei portali turistici che tendono a standardizzare all’eccesso l’offerta turistica anche dove, come nel Chianti, questo non si dovrebbe fare. Ma associarsi dovrebbe anche servire a creare servizi concreti ai turisti e aiutare le amministrazioni pubbliche a prendere decisioni funzionali allo sviluppo turistico. Questo è lo sforzo più grande che le imprese locali devono imparare ad affrontare: superare le invidie e le paure tra vicini, riuscire invece a vedere le grandi opportunità che potrebbe dare una forte associazione”.

Quali i punti di forza sui cui dovrebbe fare leva nel futuro?

“Il nostro punto di forza è il territorio. Ma non possiamo pensare che basta il territorio a portare turisti. Soprattutto non basta a farli tornare. Il turista è sempre più esigente, competente. E sempre più facile è fare confronti. Quindi è necessario che le strutture che offrono ospitalità siamo sempre di più attrezzate per offrire servizi e qualità. Una parte del fatturato deve essere investito in migliorie: dobbiamo convincerci che questo è il solo modo per rimanere competitivi. Le associazioni di categoria e i consorzi dovrebbero diventare più attivi per aiutare le piccole imprese a beneficiare di tutti quegli strumenti finanziari che la UE mette a disposizione; e che troppo spesso vanno persi per mancanza di informazione e distrazione da parte di noi, che siamo piccole imprese e che non siamo strutturati per accedere a queste opportunità. Infine sono fortemente convinto che dovremmo allargare ulteriormente le nostre stagionalità, perché capita tropo spesso che nel nostro territorio dal 3 novembre tutto chiuda inesorabilmente, perdendo il profumo inebriante dell’olio nuovo, i colori straordinari dell’autunno. Il profumo e il calore di una vacanza con il caminetto acceso”.

Il laboratorio del gusto di Antonio Sapienti

La sua è un’esperienza particolare, da manager globale a “farmer” locale: sono due “universi” che si sono scambiati fattori positivi?

“Certamente la mia esperienza professionale mi è servita e ne beneficio tutti i giorni. In particolare essermi trovato in un team di lavoro internazionale in Russia, quando nei primi anni ’90 la Russia era in piena Perestroika, mi ha consentito di imparare ad acquisire un grande spirito di adattamento. Mi ha insegnato a conoscere culture diverse dalla nostra, mi ha dato l’opportunità di assistere al fallimento di un’economia centralizzata. Totalmente l’opposto della piccola realtà in cui mi sono trovato. Certamente il salto è stato impressionante e non nascondo tutte le difficoltà che quotidianamente ci troviamo a dover affrontare. E se prima ero abituato a fare pianificazione e budget, ora la realtà agricola mi ha insegnato che i conti si possono sempre fare solo alle fine del raccolto; ho imparato a trattare le emergenze con regolarità quotidiana. Ho imparato soprattutto che la terra ed i suoi prodotti vanno rispettati, difesi e nutriti, mai sfruttati”.

Perché, secondo lei, un turista oggi dovrebbe scegliere il Chianti come sua meta elettiva. Lei nel suo agriturismo come intercetta i bisogni dell’ospite?

“Il Chianti è territorio, vino, cultura gastronomica e contadina. La vacanza nel Chianti può nascere solo dal bisogno di ricercare una natura incontaminata, ricercare i silenzi e quei naturali suoni della campagna. Ma questo come ho già detto non basta: dobbiamo aiutare gli ospiti a godere del nostro territorio ad imparare a scoprirlo guidandoli alla scoperta delle esperienze più particolari. Oggi i turisti quando arrivano in un albergo , che siano per lavoro o vacanza nel 90% dei casi chiedono se c’è Wi-Fi e la seconda domanda è la password di accesso. Questo è purtroppo un bisogno primario del turista contemporaneo anche a Borgo Casa al Vento. Il mio scopo, o forse meglio il mio sogno, è quello di rieducare l’ospite ad una vacanza “detox”, iniziando proprio dal cercare di trattenere il fiato e provare a trascorrere almeno una giornata senza Wi-Fi. E accettare che se la camera non è dotata di TV è un bene e non un male. Le nostre camere ovviamente hanno la TV, ma offriamo agli ospiti la possibilità di toglierla. Senza Wi-Fi e senza TV si trova più tempo per osservare la natura , annusarla, riscoprirla. Uno degli interventi che mi ha dato maggiore soddisfazione, e che si sta rivelando vincente, è la riqualificazione di uno degli ambienti del borgo che abbiamo dedicato a trattamenti di coppia: il bagno al vino e il bagno al cioccolato sono sempre di più apprezzati, perché si differenziano dalle grandi Spa con accesso comune”.

Il Chianti Classico “aRia”

Vino, paesaggio, cucina, vitalità dei nostri borghi: quali i fattori più trainanti?

“Sono tutti fattori chiave e trainanti. Il vino è il primo traino del nostro territorio. E sul vino abbiamo voluto dedicare tanta attenzione facendo diventarlo un vero e proprio stile di vita. Ogni nostra etichetta ha una sua storia ed un significato. Il Chianti Classico “aRia”, una dedica a mia madre, è la sintesi di questo sforzo quotidiano. La visita del vigneto e della cantina, seguita personalmente dal nostro enologo Francesco Villa, è una appassionante scoperta di piccoli segreti vitivinicoli. Il paesaggio, quella geometria perfetta di forme e colori che contraddistingue il nostro territorio, con vigneti, oliveti, boschi che si alternano e si incastrano l’uno con l’altro, è un quadro irripetibile ed unico. La nostra cucina, che amo definire “laboratorio del gusto”, offre piatti tanto semplici quanto autentici. E il nostro cuoco Antonio Sapienti lavora a porte aperte, offrendo corsi di cucina che sono diventati sempre di più uno dei nostri cavalli di battaglia. La vitalità dei borghi e degli ambienti circostanti è un elemento fondamentale e noi dobbiamo guidare i nostri ospiti a muoversi con saggezza per scoprire le cose più particolari. Gaiole è un comune straordinario con delle punte di diamante che meritano attenzione: Vertine, San Sano, per citare due piccoli deliziosi borghi. Ma anche la possibilità di visitare e vedere all’opera antichi bottegai: come Chini nella sua antica macelleria. Il laboratorio di Rampini dove si può vedere l’arte del decoro su ceramica. Ma poi le escursioni a piedi sui sentieri di Gaiole di castello in castello, la possibilità di visitare il territorio con le e-bikes biciclette con spinta assistita. Per ripercorrere le strade dell’Eroica…”.

Matteo Pucci

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