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“Oggi Dievole non è più solo Dievole. Ma una sorta di holding sotto la quale ci sono varie aziende, fra cui recenti acquisizioni a Bolgheri e Montalcino. E anche Olio di Dievole”.

E’ Stefano Capurzo, direttore del Gruppo Bulgheroni in Toscana, a spiegare che l’azienda con sede a Vagliagli – Castelnuovo Berardenga (che ha recentemente ristrutturato la parte di accoglienza e di ristorazione, a livelli top) rilevata nel 2013 dal petroliere argentino Alejandro Bulgheroni, è un vero e proprio mondo. Che riserva grande importanza anche al settore dell’olio.

Ma andiamo per ordine: “La fortuna – spiega Capurzo – è un proprietario del genere che partendo dal suo business principale, il settore del petrolio, ha iniziato a diversificare credendo fermamente nel vino e nell’agricoltura. Un messaggio importante per il mercato e per chi in questa azienda lavora”.

Bulgheroni ha iniziato creando un gruppo che oggi ha cantine in Argentina (anche nella profonda Patagonia) e Uruguay. Poi l’Italia, che arriva con Dievole nel 2013.

“Un’azienda che negli ultimi anni aveva avuto momenti un po’ travagliati – ricorda Capurzo – e la proprietà aveva deciso di vendere. Bulgheroni si è innamorato del luogo ma ha anche capito, in stretto rapporto con il consulente Alberto Antonini, le sue potenzialità agricole”.

“E così – racconta Capurzo – è iniziato questo approccio virtuoso, deviando dal corso degli ultimi 20 anni e riportando Dievole alle origini del Chianti Classico: siamo in conversione biologica in tutte le aziende, elemento cardine di tutto il progetto. Una vera e propria etica produttiva”.

“Puntiamo solo sulle uve autoctone – rilancia – Con il marchio Dievole non si fanno più vini con varietà internazionali nel blend. Sangiovese, Colorino e Canaiolo. E basta acciaio, si ritorna alla tradizione del cemento, parte integrante della storia produttiva del Chianti. E per l’invecchiamento riportiamo le botti toscane abbandonando le barrique”.

Principi base che dal Chianti Classico sono stati esportati anche nelle recenti acquisizioni a Montalcino (43 ettari di Brunello) e a Bolgheri.

Dove Bulgheroni ha appena rilevato metà collina dell’Argentiera e, con 97 ettari totali, sarà uno dei grandi player della denominazione.

“Non ultimo l’olio – rimarca Capurzo – che per molti ha sempre rappresentato un problema più che una opportunità. Per molte aziende l’olio deve esserci, ma molti non hanno mai sviluppato un progetto”.

Dievole invece, grazie alla nuova proprietà, ha iniziato un percorso che ha cardini semplici: “Olivete nostre nel Chianti Classico – spiega Capurzo – altre olivete IGP; acquisto di olive nel sud del Paese (Basilicata e Puglia) da frangere da noi, ma anche direttamente al sud Italia”.

Olio italiano 100%, italiano coratina, Dop Chianti Classico, questi alcuni dei prodotti-top di Dievole “per un ampio spettro commerciale – conclude Capurzo – la cui base è proprio qui, a Pianella, dove abbiamo un frantoio al top della tecnologia”.

Matteo Giusti per la parte tecnica e Francesco Marcocci che si dedica al commerciale-olio: che qui, a Dievole, segue un percorso agronomico, imprenditoriale e di mercato. E conoscendo il settore è davvero un qualcosa da rimarcare.

Matteo Pucci

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