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La straordinaria dodicesima edizione di “Chianti in Musica”, andata in scena a San Donato in Poggio tra il 22 e il 29 luglio, ha visto iscritti ben quarantuno ragazzi. Di età compresa tra gli 8 e i 26 anni, provenienti da ogni parte del mondo, li lega la musica.

I giovani e giovanissimi partecipanti si contraddistinguono per serietà, impegno e dedizione. Per loro, le lezioni (anche di molte ore al giorno!) sono un momento sacro di apprendimento e approfondimento; i concerti un’occasione di responsabilizzazione.

La speciale formula di “Chianti in Musica” coniuga tutto questo con occasioni (altrettanto necessarie) di svago e spensieratezza, che gli allievi ovviamente gradiscono. Oltre che con la possibilità di stringere solide amicizie.

Così, al termine della kermesse, accendiamo nuovamente i riflettori sui protagonisti dell’ultima rassegna, ai quali l’intero paese si è affezionato. Per conoscerli meglio, raccontando alcune delle loro incredibili storie.

“Mi diverte suonare il violino – inizia Beatrice Formenton che, di madre cinese e padre italiano, abita a Milano ed è tra le più piccole di “Chianti in Musica” – Dopo i corsi alla scuola internazionale, sono appena stata ammessa al Conservatorio di Milano”.

“E’ la terza volta che vengo qua – aggiunge Beatrice, timida ma sempre sorridente – Mi piace suonare insieme ad altri. Tornerò sicuramente il prossimo anno”.

“Ho cominciato a sei anni a suonare pianoforte – è il turno di Fares Al Habboubi, sedicenne, nato e cresciuto a Milano, i suoi sono originari del Medio Oriente – Diplomatomi al Conservatorio, adesso continuo gli studi a New York, dove vivo”.

“Che sia triste o felice, suonare mi aiuta – Fares, con poche parole, ci trasmette la sua passione – Vengo a San Donato da quattro anni. Ci sono tantissimi ragazzi con il mio stesso amore per la musica: ci capiamo”.

“In casa avevamo un vecchio piano, usato come mobile – interviene ora Elisabetta Formenton, 15 anni, sorella di Beatrice – L’ho studiato prima alla scuola internazionale e adesso al Conservatorio di Bergamo. Adoro scoprire nuovi brani e autori”.

“E’ la quarta volta qui per me – dice Elisabetta, educata e pacata – L’aspetto più bello di quest’esperienza è il fatto di imparare dagli altri: insegnanti e ragazzi. Mi sono trovata molto bene: il paese è davvero accogliente”.

“Suono il violoncello da quasi vent’anni – prende infine la parola la ventiseienne Teresa Majno, ginevrina residente a Milano – I miei mi hanno spronato e li ringrazio. Studio liuteria e frequento un gruppo di musica da camera e barocca”.

“Apprezzo della manifestazione chiantigiana l’ambiente al contempo professionale e rilassante – prosegue – I docenti sono bravissimi e il cibo è ottimo. Insomma è un paradiso e mi sento privilegiata di farne parte”.

“La musica è al centro della mia vita – conclude Teresa con una riflessione profonda – Citando Tolstoj, “mi fa sentire quello che in realtà non sento”. E’ un linguaggio che trasmette moltissimo e che non ha limiti”.

Noemi Bartalesi

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