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Peter Gleeson si è innamorato del Chianti ben ventitré anni fa, e da allora torna ogni volta che può. “Dopo la mia prima visita nel ’94 sono tornato altre quindici volte, e di Radda non mi stanco mai”.

Australiano di Melbourne, Peter capitò a Radda in Chianti casualmente: “Un mio amico architetto aveva una casa in Toscana che era già all’epoca una meta da sogno, e fu così che mi ritrovai a soggiornare a Monterinaldi per quattro settimane”.

Perché al tempo della sua prima visita il Chianti, per lui e la maggior parte degli australiani, coincideva con il tipico fiasco nelle pizzerie italiane. Fu con una certa sorpresa che capì che non si trovava semplicemente “tra Firenze e Siena” ma in un territorio autonomo, accomunato da una storia e una cultura ben definite e marcato da dei tratti distintivi molto forti.

“Radda era decisamente diversa all’epoca – ricorda Peter – Arrivammo di domenica mattina, era tutto chiuso tranne l’enoteca di Caparsa in via Roma dalla quale vedemmo uscire Paolo Cianferoni che in un italiano-inglese voleva farci assaggiare il suo vino. Eravamo un po’ spersi e fu con grande gioia che incontrammo Caroline, la moglie di Fabrizio Ferrucci, che ci aiutò ad orientarci. Al Bar Dante da Fabrizio vengo sempre, siamo ottimi amici”.

Radda rappresenta per lui il quartier generale da dove visitare altre zone. “Prima ho esplorato la Toscana. Durante il mio primo soggiorno riuscii, non so come, a finire in piazza del Campo con l’auto, per la gioia dei vigili. La scena si ripeté qualche tempo dopo lungo Ponte Vecchio! Ho anche festeggiato un compleanno a Ragusa con 25 persone che sono venute dall’Australia, ma prima sono comunque venuto qui”.

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Uno dei motivi principali per cui torna sempre, ci dice, è per la gente del posto, molto orgogliosa del proprio paese e con un forte senso di comunità.

Lo sguardo di Peter non è quello del semplice visitatore incantato, è quello di un uomo pragmatico e attento a ciò che lo circonda.

“Questo paese ha fatto molti miglioramenti. C’è stata una buona pianificazione culturale”, ci dice, “apprezzo molto la nuova sistemazione dei parcheggi, quella dei rifiuti interrati lungo le mura per la quale mandai anche una lettera al Comune e credo che eventi come Il Giro d’Italia dell’anno scorso, al quale ero ovviamente presente, facciano benissimo”.

Ma l’immagine del fiasco non è ancora dissipata. “Bisogna continuare su questa strada e migliorarsi. Il sito chiantiradda è un inizio.

Alla venuta di Louis Vuitton, altra grande notizia, devono seguire ulteriori investimenti. Il museo del vino alla Casa del Chianti Classico andrebbe ampliato per esempio, sul modello di quello borgognino. Non so se i raddesi e i chiantigiani siano pienamente consapevoli del potenziale che la loro terra madre può offrire.”

Il caso ha voluto che in questi giorni si trovasse a Radda anche June McDougall, che accompagnò Peter proprio nel suo primo viaggio e che non era più tornata: “A prima vista il paese con la sua struttura medievale è fantastico. Lo trovo più organizzato e dà un’idea di grande pulizia. Ora ricordo perché mi piacque tanto, e capisco perché così tanta gente continui a venirci!”.

Emanuele Grazzini

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