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Sono nato nel periodo di piena guerra e le condizioni economiche in generale non erano floride.

Ogni famiglia, allora composta da più generazioni, tirava avanti alla meglio sfruttando tutto quello che potevano racimolare dai prodotti della terra che coltivavano, in quanto moneta da spendere ce n’era poca.

Inoltre molti prodotti come il caffè e altri “coloniali” erano sotto controllo in quanto di provenienza estera, e essendo l’Italia sotto “sanzioni economiche” erano merce costosa che il popolo non si poteva permettere.

macinacaffe

Allora venne adottato il sistema “autarchico” che consisteva nel “tostare” ceci, orzo e grano e dopo averli macinati col macinino domestico, quella polvere nera veniva messa in una pentola con l’acqua e fattala bollire e decantare, dopodiché veniva chiamato caffè!

A tal proposito avevano coniato una storiella che diceva così: di moka ce n’è poca, porto ricco neanche un chicco… Orzo e ceci!

Ricordo ancora il sapore dolciastro e gradevole che ha pervaso la mia infanzia con questa miscela, tant’è che è entrata in uso comune anche dopo il cosiddetto boom.

Ora abbiamo caffè vero a “gogo” e quello è un ricordo romantico.

Roberto Borghi

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