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Mali, Etiopia, India, Nepal, Sudafrica, Senegal, Kenya, Uganda, Filippine, Corea del Nord, Pechino, Malesia, Vietnam, Sri Lanka, Cambogia.

Questi sono solo alcuni dei luoghi di cui Barbara Provvedi, originaria di Marcialla (Barberino Val d’Elsa), nei suoi trentasette anni si è riempita gli occhi.

Amante dell’India e dell’Africa, le trasmettono sensazioni primordiali. La prima la sente come casa sua e ci torna spesso perché le manca. Della seconda ammira la convivenza di religioni e culture diverse, nonché la capacità di risollevarsi.

Ora residente a Tavarnelle, dove convive con il fidanzato, Barbara parte quattro o cinque volte l’anno. Alla ricerca di itinerari poco battuti e lontani temporalmente, predilige le zone calde, sporche, con la terra rossa, e i piccoli villaggi illuminati da occhi a mandorla.

Ecco cosa succede quando la passione per i viaggi e il lavoro coincidono… .

“Ho sempre viaggiato – inizia Barbara – Già nell’82 i miei mi portarono a Cuba. Nel 2006 sono stata travolta dall’ondata Terzani. Conseguita la laurea in Storia dell’Arte, ho ottenuto borse di studio che mi permettessero di visitare l’Europa”.

“Di nuovo in Italia – racconta – mi sono buttata nel mondo del giornalismo, tra collaborazioni con quotidiani e televisione. Per poi fare a Milano un master di programmazione turistica, durato un anno e mezzo”.

“Da lì lo stage presso Azalai – prosegue – dove lavoro da sette anni. Si tratta di un tour operator che, con sede a Firenze, costruisce pacchetti personalizzati per una clientela di un certo target culturale, rispettosa della natura e soprattutto esigente a livello di emozioni”.

“Vendiamo il lusso del posto – spiega – ad esempio arrivare primi al safari, per ammirare i leoni.  Accompagnati dalla guida locale, andiamo alla scoperta di destinazioni spesso poco accessibili. A ritmi serrati, ma con grandi soddisfazioni”.

“L’esperienza più bella il Mali – ricorda – che è stata pure la prima per me. Per tre giorni su una piroga abbiamo risalito il Niger, fino a Timbuktu. Vedendo cambiare il paesaggio e la fisionomia delle persone. Grazie alla lenta navigazione, sono andata lontano con la mente”.

“Da sindrome di Stendhal il Taj Mahal – dice ancora – Allo stesso modo mi porto nel cuore i gorilla. Li abbiamo incontrati a pochi metri di distanza, dopo sette ore di trekking, nell’ultima spedizione in Uganda”.

“La principale ispirazione è la curiosità – aggiunge – Il lato che preferisco della mia professione è che mi consente di conoscere tanti aspetti, non solo geografici. Anche semplicemente attraverso un computer”.

“Le mete che consiglio? I paesi in via di sviluppo, prima che si uniformino – conclude Barbara – La mia prossima tappa? Ve la svelo in anteprima assoluta: la Tanzania, a giugno. E ritorno all’Africa sia”.

Noemi Bartalesi

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