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Chi si lamenta (per usare un eufemismo) di emigrazione, stranieri, percorso spesso da rigurgiti razzisti dovrebbe fermarsi, se proprio non c’è una quantità minima di umanità, al lato prettamente… materialistico della questione.

Non staremo qui ad annoiarvi su quante siano ormai le attività lavorative dalle quali noi italiani rifuggiamo, svolte solo da chi arriva da più o meno lontano.

Vogliamo però raccontarvi un fatto, un qualcosa di magico che si è realizzato nelle vigne di una delle aziende agricole più conosciute nel mondo. E che, comunque, ogni giorno si verifica nella maggior parte dei vigneti e delle cantine chiantigiane.

Sarete (forse) sorpresi nell’apprendere chi lavora nella Tenuta Tignanello, di proprietà Antinori, nella campagna fra Montefiridolfi e Campoli, nel cuore del Chianti Classico.

Lavorare qui, per inciso, vuol dire partecipare alla produzione di alcuni dei prodotti più enologici più conosciuti (e apprezzati) nel mondo, il top della qualità nelle rispettive gamme. Quindi Tignanello, Solaia, Badia a Passignano, Marchese Antinori, Peppoli, olio Peppoli, Laudemio, Vinsanto del Chianti Classico… .

A Tignanello lavorano circa venti ragazzi senegalesi, nove ragazzi bulgari, quattro cinesi, un peruviano. Il resto, circa quaranta, sono italiani.

Con una ulteriore buona notizia: molti sono giovani, che stanno “ritornando alla terra” con grande entusiasmo.

Fatevelo un giro nelle campagne del Chianti Classico, e guardate chi sta potando gli olivi o legando le viti in questi giorni. Vedrete che il mondo è grande, bello, e quando si completa è una magia meravigliosa.

Matteo Pucci

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