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Lo fecero i minatori del Valdarno, un mese a tirare la cinghia per conquistare il diritto al panino quotidiano.

Ve lo racconta Dario, “mestatore culturale”, che lo ha conosciuto e rivissuto tre anni fa quando insieme a Enzo Brogi, consigliere regionale già sindaco di Cavriglia, fu deciso di rinverdire gli allori della vicenda e ripubblicare il prezioso libretto “La Miniera” di Luciano Bianciardi, con l’appendice di Romano Bilenchi, “Ebbero la mortadella i minatori del Valdarno”.

LA STORIA

Era il 1947. Le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro tra i minatori e la Selt Valdarno erano difficili. Gli operai si riunivano nei Circoli, Case del Popolo, Società di Mutuo Soccorso per discutere dei loro problemi.

Fu proprio il 2 febbraio, la Candelora, inizio di Carnevale, che i minatori  riuniti nel Circolo di Castelnuovo dei Sabbioni decisero lo “sciopero bianco”.

Tra i cavatori “indigeni” ce n’erano anche “stranieri”, emiliani. Questi tra due fette di pane avevano spesso un salume profumato portato da casa, sconosciuto ai locali, la mortadella. Quel profumino stuzzicava appetiti che non avevano certo bisogno di sollecitazioni. E proprio la mortadella fu il motivo del contendere.

Le richieste dei minatori: “Passaggio alla seconda zona di contingenza, indennità di trasporto a chi abitava lontano, copertoni di biciclette, una tuta e un paio di scarpe all’anno, mezz’etto di formaggio e due fette di mortadella una volta al giorno”.

Rispose l’azienda: “Indennità di trasporto, dieci lire al giorno per compensare i lavoratori non a cottimo, scarpe e tuta sì, mortadella, no”.

Niente da fare. Guerra. Inizio dello sciopero bianco.

I minatori ci rimettevano 200 lire al giorno privandosi dell’indennità di cottimo, ma la Società aveva solo 400 tonnellate di lignite invece delle 1.800 consuete. C’era bisogno di produrre energia elettrica per le fabbriche, per la ricostruzione.

Dicevano gli operai: “La nostra paga più alta è di 700 lire al giorno per il lavoro più gravoso che esista. Ogni giorno per noi e la famiglia se ne va mezza paga per il pane a mercato nero (c’era ancora la tessera), dateci almeno qualcosa da metterci dentro”.

Rispondevano gli industriali: “Siete 2.500, mezz’etto di salumi al giorno fanno 125 chilogrammi. Costa troppo”.

Trattative burrascose tra le parti. Sarà il la mediazione del ministro Romiti a mettere d’accordo Sindacati e Azienda, senza bisogno dell’intervento della Polizia.

Il 27 febbraio  con i carrelli scesero nei pozzi i primi 125 chili ci mortadella. Evviva! Ebbero la mortadella per contratto! Finiva il Carnevale, iniziava la Quaresima, non per i minatori!

La storia più toccante è quella delle Società e dei Circoli emiliani che a conoscenza della vertenza, nel corso del mese di febbraio sostennero i loro colleghi con l’invio ripetuto di mortadella!

Quando Enzo Brogi, ex sindaco di Cavriglia, chiese a Dario Cecchini una breve introduzione per la ripubblicazione del libretto di cui abbiamo detto, Dario rispose: “Non ho nulla da aggiungere se non la mia ammirazione per quella nostra gente.”

Miriam Serni Casalini e Dario Cecchini

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