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Cari amici, vogliamo parlare del tempo per passare il tempo?

In una famosa storiella in rima di cent’anni fa, un nonno istruiva con rammarico il  nipote circa i cambiamenti della vita del tempo rispetto all’epoca della sua giovinezza. Tra l’altro diceva: “… sono scemati i frati ne’ conventi, e ora poca stima gode i’ prete, le ‘un son più le stagion come una volta, son vecchio saggio, e tu nipote ascolta…”.

“Non ci sono più le mezze stagioni”, è un ritornello ricorrente anche oggi, forse risale ai tempi di Esopo o di Plinio il Vecchio. Il fatto sta che ricordiamo le rose del passato e sentiamo le spine del presente.

Quest’anno abbiamo avuto un mite inverno e gran copia di pioggia a prima primavera, ma con il solstizio di giugno è arrivata davvero l’estate.

Panzano sorride, la stagione turistica promette bene, agriturismo, ristoranti, alberghi vanno verso una speranzosa piena stagione. Così è in tutto il Chianti.

Merito della bellezza dei luoghi, del buon cibo, del miglior vino. Il maggior merito va alla nostra gente che non si adagia sugli allori, ma esprime ospitalità con laboriosità, iniziativa e fantasia.

Gli ospiti non mancano, ne arrivano da ogni parte di questo mondo globalizzato. Un tempo erano massimamente inglesi. I ricchi sudditi di Sua Maestà Britannica hanno amato sempre questi luoghi, nel 1800 avevano eletto Firenze a seconda patria, infatti molti non vollero neppure riportare in patria le loro ossa, vedi il Cimitero degli inglesi in Piazza Donatello a Firenze.

Forzatamente nemici in tempo di guerra, sono subito tornati ai vecchi amori riversandosi sulle nostre colline, ormai note al mondo come “Chiantishire”.

Alla luce dei recentissimi accadimenti qualcuno si potrà chiedere: “Siamo cittadini surrogati di Sua Maestà o siamo ancora in Europa?”.

Per fortuna le divisioni che stanno allertando il mondo non toccano Panzano che vive la sua estate felice, mentre i grappoli dell’uva si gonfiano e maturano nelle vigne perse in fastelli di luce.

Dario Cecchini e Miriam Serni Casalini