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Perla del nostro territorio, la Rosa di Magliano è un fiore dalle antiche radici con un profumo freschissimo. Resistente al freddo e alla siccità, proprio nel Chianti esprime al meglio le sue qualità aromatiche.

Utilizzata per produrre deliziosi sciroppi e conserve, dà anche il nome ad un’attività artigianale. Diffusa in Liguria e Piemonte, costituisce un unicum in Toscana. Oltre che un interessante esperimento insignito di un premio per la valorizzazione di ecotipi locali.

Giardiniera specializzata in giardini ecosostenibili con piante spontanee, un giorno Isabella Devetta ha rincontrato per caso un odore familiare. Così, una ventina d’anni fa, ha ripreso la sua più grande passione… arricchita dalle conoscenze universitarie.

In mezzo ad olivi e alberi da frutta, cura un bellissimo roseto in via Magliano 16, poco fuori da Tavarnelle. E, tra un tentativo e l’altro, nel suo laboratorio realizza eccellenti prodotti gastronomici a base di rosa.

“Aiutata durante la raccolta dai miei figli Arturo e Federico e da altri ragazzi – inizia Isabella Devetta – mi occupo dell’azienda dal 1998. Inoltre sono iscritta a WWOOF, un’associazione internazionale che mette in relazione volontari con stili di vita alternativi in agricoltura”.

“Pari a 400 metri quadrati – racconta – quest’autunno ho intenzione di raddoppiare la superficie della coltivazione. Trovata in una siepe della via di Magliano, si tratta di una pianta robusta, frugale, con tantissimi piccoli petali di un rosa cremisi intenso”.

“Per quanto riguarda la varietà – spiega – recenti studi l’hanno identificata nella “Duc de Cambridge”, un ibrido di rosa damascena. Di origine francese, alcuni giardinieri italiani l’avrebbero importata dalla Francia nell’Ottocento e i contadini piantata nelle loro case”.

“Passando con l’auto per portare i miei figli al pullmino – ricorda – sentii un profumo pazzesco. Così andai dal Moro (Orlando Fontani), il proprietario del podere Corsini in cui cresceva questa rosa, e gli chiesi se potessi coglierla”.

“Ma c’è un pregresso – prosegue – Nata a Genova, in Liguria lo sciroppo di rose è una tradizione casalinga, come qui il pan di ramerino. Anche mia nonna lo faceva. Poi mi sono trasferita a Firenze per studiare agraria”.

“Seguita dalla spetalatura – dice ancora – a maggio la raccolta. Per fare la marmellata si cuociono insieme petali, zucchero e succo di limone. Ideale per la prima colazione, può essere spalmata sul pane tostato col burro. Buonissima anche nello yogurt bianco o sui caprini freschi”.

“Ottenuto da un’infusione con acqua calda – conclude Isabella – lo sciroppo sta bene sul gelato, la macedonia e nel prosecco. Al di là delle numerose fiere a cui partecipo, vendo in negozi, ristoranti e a casa. Ed esporto in Germania”.

Noemi Bartalesi

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