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Poco meno di un mese fa è scoppiata la “bomba” dell’olio tunisino, il parlamento europeo ha approvato l’importazione senza dazi di 35.000 tonnellate in piú all’anno di olio d’oliva prodotto in Tunisia.

A prescindere dalle ragioni politiche che stanno dietro a questa decisione è certo che la faccenda ha creato un polverone, le polemiche sono fioccate in ogni mezzo di comunicazione disponibile, e non sono mancate manifestazioni e rivolte di piazza.

Ma allora qual è il rovescio della medaglia? C’è un lato positivo in tutta questa storia? A mio avviso ci sono piú note positive, prima fra tutte il fatto che comunque se ne parla.

L’importazione di olio tunisino senza dazi infatti non è una cosa nuova, qui si è trattato solo di aumentare i quantitativi, ma probabilmente molti di noi non lo sapevano; la notizia ha quindi avuto sicuramente il merito di aver aperto gli occhi a molti consumatori, che ora forse hanno acquisito maggiore consapevolezza e presteranno piú attenzione alle etichette e alla provenienza del prodotto.

Inoltre da molti fronti sono arrivate notizie di maggiori controlli sia sull’olio importato che su quello prodotto, e questo non puó che farci piacere visto il moltiplicarsi delle frodi che riguardano questo settore. Maggiori controlli equivalgono ad una maggiore tutela, sia per i produttori che per i consumatori.

Infine, che sia per mero spirito campanilistico, per paura dell’eventuale uso di sostanze da noi vietate o semplicemente per gusto, credo che molte piú persone cercheranno olio italiano e forse perché no, andranno direttamente dal produttore invece che nella grande distribuzione.

Soprattutto i produttori di olio extra vergine di alta qualitá, come i molti selezionati da AIRO (Associazione Internazionale Ristoranti dell’Olio), non devono temere la marea di olio tunisino, il paragone non è neanche immaginabile, anzi sará ancora piú palese la superioritá sia dal punto di vista organolettico che di quello della salubritá.

Matteo Mugelli