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La notizia della morte di Giacomo Tachis, lo scorso febbraio, ha fatto il giro del mondo in pochissimo tempo. Senza di lui il mondo del vino non sarà più lo stesso, e non solo perché Tachis quel mondo lo ha cambiato radicalmente, ma anche perché è stato il riferimento assoluto per l’enologia italiana e mondiale.

Piemontese di nascita, toscano di adozione, è morto nella sua casa di San Casciano, nel cuore del Chianti Classico, a pochi metri dalla sede di quelle vecchie Cantine Antinori dove ha lavorato per oltre trent’anni.

Come detto, è stato colui che ha letteralmente cambiato, stravolto il panorama del vino italiano, il “padre” del Sassicaia, la grande firma del Tignanello, del Solaia. Dei cosiddetti “Supertuscan”.
Di vini che hanno fatto la storia del nostro Paese, ambasciatori nel mondo di un settore che con lui ha conosciuto vette di pura eccellenza.

Amava definirsi un “mescola vino”, e forse è la definizione più adatta per un personaggio che è davvero difficile contenere in una sola etichetta. È stato un uomo di grande cultura, un bibliofilo con una raccolta incredibile di volumi, uno scienziato, a suo agio nei laboratori, fra alambicchi e vetri come nelle vigne e nelle cantine.

King maker dell’enologia, è sempre stato un convinto sostenitore dell’importanza della genuinità del vino, attento a prendere le distanze da chi nel suo settore ha sacrificato questi principi alle logiche del marketing e delle mode.

Un bel ricordo di Giacomo Tachis lo ha tracciato Renzo Cotarella, amministratore delegato di Antinori che per anni ha vissuto al suo fianco come un allievo, imparando i segreti e la filosofia del vino. “Mi ha insegnato tantissimo – racconta Cotarella – soprattutto quando ero ragazzo. E’ stato con noi in Antinori fino al 1993; io l’ho conosciuto nel 1975, perché volevo fare una tesi sul vino. Lo conobbi così, a Orvieto. Da allora ci ha unito un rapporto molto stretto, fatto di discussioni utili e approfondite. E’ stato un riferimento non solo per me ma per tutti gli enologi toscani e italiani: è stato il primo vero e grande enologo in Italia.

Con una conoscenza scientifica che allora era impensabile in moltissimi altri. E’ stato un uomo di grande cultura enologica, che si prendeva anche un po’ in giro. Aveva stima di se stesso ma mai oltremisura. Ha dato tantissimo a tutti, ad Antinori, a me, al mondo del vino italiano: ha lavorato in tutto il nostro Paese, con grandissima passione e competenza estrema”.

Ma soprattutto, sottolinea, mai in modo superficiale. “In un mondo in cui c’è chi si spaccia per grande conoscitore, Giacomo Tachis era umile e approfondiva tutte le tematiche con determinazione. Un grande studioso e un ottimo degustatore”.